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La Grande Bellezza

La Grande Bellezza

Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione.

Tutto il resto è delusione e fatica.

Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario.

Ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato.

È un romanzo, nient’altro che una storia fittizia.

Lo dice Littré, lui non sbaglia mai. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi.

È dall’altra parte della vita.

Con questa citazione tratta da “Viaggio al termine della notte” di Celine inizia il capolavoro che ha fatto si che l’Italia ritornasse a farsi apprezzare nel mondo, per quella che è e nonostante tutto. Questo capolavoro si chiama La Grande Bellezza ed è figlio dell’estro di uno dei più grandi registi italiani del momento: Paolo Sorrentino.

Sul film che ha vinto l’Oscar s’è detto tanto (anche troppo). Una valanga di fraintendimenti e luoghi comuni che hanno dato adito alle più assurde conversazioni degne dei più noti talk show e dai toni più o meno pacati. Ad ogni modo c’è una cosa che mi preme sottolineare: senza Toni Servillo non sarebbe stato lo stesso film! Certo, può sembrare un’affermazione “fessa”, ma son proprio le cose più ovvie che alle volte passano inosservate in quanto considerate tali ma che nell’insieme sono la vera essenza del capolavoro.

La Grande Bellezza è Jep Gambardella (personaggio, appunto, interpretato da Servillo), che dopo anni di superficialità e voluta decadenza mondana, trova la forza di cambiare il giorno del suo sessantacinquesimo compleanno e, quasi come un’epifania, scopre di essere circondato dal niente e tutto ciò per cui vale la pena vivere gli muore accanto. È stanco Jep, ma ha volontà. Volontà di intraprendere questo viaggio all’interno della purificazione dell’essere, quasi come il lavaggio del sangue citato ne Le Conseguenze Dell’Amore (sempre di Sorrentino e sempre con Servillo protagonista), ma più spirituale. Volontà di cambiare e continuare nonostante i goffi tentativi iniziali. Volontà di essere migliore di quello che si è.

L’emozionante finale del film, dunque, non è altro che l’inizio, il nuovo inizio, di Jep Gambardella pronto a sollevare la coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo e a tirar fuori la sua vera essenza dando inizio al suo nuovo romanzo. In fondo, lo dice lui, è solo un trucco.

Umberto Cataldo

 

All’interno della galleria vi sono le immagini più belle prese dal film che raffigurano Toni Servillo nel ruolo di Jep Gambardella, con indosso gli abiti creati in occasione del film dalla storica sartoria napoletana Attolini.

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