L’Homme Chic: Il Cappotto

Quintessenza dell’uomo elegante nei periodi invernali, il cappotto è un capo imprescindibile, la cui storia è la somma di innumerevoli fogge e funzioni. Un passato intrinseco di passioni e mutamenti, che affonda le sue radici in un tempo di grandi rivoluzioni. I francesi si dimenavano tra fronzoli e linee ridondanti, era la Francia degli Incroyables, strizzati nei loro vestiari dall’aspetto stravagante, cinti da stretti calzoni e cravatte a nastro chilometriche. In questo quadro di fine Settecento, il cappotto compiva la sua Restaurazione. Al di là della Manica, una grande rivoluzione andava delineandosi, non polita e sociale, ma quella di una nuova eleganza, meno decorativa e vistosa, che avrebbe fatto razzia di quella follia di apparire ad ogni costo tipica del Direttorio francese.

Dalla marsina settecentesca, con le sue lunghe falde, che accompagnavano i movimenti dell’uomo a cavallo; alla redingote dell’Ancien Régime e al pastrano militare in ruvido panno, il cappotto abbandonava progressivamente le sue vesti da guerra e da cavallo, per assumere la sua forma più galante e civile, esibita da ogni gentiluomo nelle vie delle metropoli emergenti  dove feste, ricevimenti sfarzosi e balli impazzavano. Nuove passioni e un nuovo stile di vita all’aria aperta rispecchiava le linee sobrie e pulite dei cappotti sfoggiati dai galantuomini inglesi, tra cui spiccava senza pari l’elegante Principe di Galles, Edoardo VII. Il cappotto maschile assumeva un tono molto formale, austero e rigoroso, le cui linee fondamentali rappresentano oggi tempo il cosiddetto stile classico.

Da quel passato così mutevole, giungono a noi i classici senza tempo, che rivivono la loro gloria indosso a sopraffini gentiluomini durante i freddi giorni d’inverno. La ricercatezza dell’uomo in Paletot, Ulster e Chesterfield si esprime attraverso tagli puliti e sobrie sfumature cromatiche; dal grigio, blu profondo, nero e il classico cammello. Tessuti di panno robusto vennero al posto del velluto e della seta;  morbido cashmere, lucente mohair, lana meltòn e soffice vicuña. Un richiamo al Duca di Windsor con il Panno Casentino, pesante lana caratterizzata da particolari riccioli e un audace rosso scarlatto, che lo contraddistinguono.

Consacrato dal Sesto Conte, il Chesterfield, è un cappotto fortemente connotato di eleganza, a lui spettano gli onori della città. Appare nella Londra di metà Ottocento, sfoggiato dal Conte di Chesterfield in compagnia di quegli antesignani della nuova eleganza, tra cui Lord Byron e il Conte d’Orsay. L’aggraziata linea sottile e slanciata si libera del taglio orizzontale tipico della redingote. Indossato veste al pari di una giacca, ma più spessa e larga per obbedire alla sua funzione di soprabito. Presenta un’abbottonatura nascosta nella versione monopetto o semplice doppiopetto, così più propriamente adibito a cappotto. Questo cappotto, rifinito con collo applicato in velluto nero, che scende su revers non troppo eccessivi e fazzoletto di cashmere nel taschino a sinistra, si veste di estrema raffinatezza.

Sulla scia del Romanticismo si affaccia l’uomo in Paletot, soprabito per eccellenza, comodo e disinvolto. Un doppiopetto senza tempo di linea ampia e leggermente aggraziata in vita, ornata di elementi marinareschi e lungo al ginocchio. L’abito à la française si sveste dei suoi orpelli e il paletot rappresenta un’innovazione all’insegna delle regole dell’eleganza, come principio di fede e di ideali. L’abbottonatura si compone di sei bottoni, di cui i primi due puramente per fini estetici, che si mostrano sotto revers a lancia. Le due tasche a filo, con patta, sono in linea con i bottoni centrali. Sapientemente soffice, il paletot si muove con grande stile ed eleganza.

L’uomo in Ulster si avvolge di questo cappotto estremamente caldo e versatile. La linea ampia e lunga al polpaccio, si delinea attraverso una doppia abbottonatura, dai sei agli otto bottoni, e ampi revers, richiudibili grazie ai due bottoni preposti sotto il collo, ma più spesso aperti. La forma presenta volumi morbidi e aggraziati, superando l’aspetto troppo rigido di fine Ottocento, in cui un’elegante martingala o una cintura rappresentano l’unico elemento atto a regolare la vita. Un gran cappotto d’inverno in tessuto particolarmente robusto, Donegal tweed, grandi tasche applicate con patta e polsino intero risvoltato; dettagli che ricordano le sue origini, in uno scenario di vita campestre e di caccia dell’Irlanda del Nord.

Il cappotto si appoggia con nonchalance sulle spalle dell’uomo elegante quando le giornate si fanno più fredde. Soprabiti chic, che rendono elegantemente coperti anche quando il tempo è inclemente.

Pia Antignani con la collaborazione di Andrea Manfredini

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Quintessence of elegant man in winter, the coat is an indispensable leader, whose story is the sum of countless shapes and functions. A past intrinsic of passions and changes, which has its roots in a time of great revolutions. The French squirming between frills and redundant lines, was the France of Incroyables, squeezed in their cloakrooms extravagant, girded by narrow trousers and kilometric tape ties. In this picture of the late eighteenth century, the coat carried out his Restoration. Beyond the English Channel, a great revolution was taking shape, not political and social, but that of a new elegance, less decorative and showy, who would raided of the madness to appear at all costs typical of French Directory.

From the tail coat of eighteenth century, with its long tails, accompanying the movements of man on horseback; the redingote of the Ancien Régime and the greatcoat in rough cloth, the coat gradually abandoned his garments of war and horse, to take over its most gallant and civil form, exhibited by every gentleman in the streets of the emerging metropolis, where parties, receptions glitzy and dancing were rampant. New passions and a new style of outdoor life reflected the sober and clean lines of the coats sported by the English gentry, including stood unmatched the elegant Prince of Wales, Edward VII. The men’s coat assumed a tone very formal, austere and rigorous, whose main elements are now the so-called classic style.

From that past so changeable, come to us the timeless classics, who relive their glory on superfine gentlemen during the cold winter days. The refinement of man in Paletot, Ulster and Chesterfield is expressed through clean cuts and sober shades of color; gray, deep blue, black and classic camel. Fabrics of robust cloth instead of velvet and silk; Soft cashmere, shiny mohair, soft meltòn wool and vicuña. A recall to the Duke of Windsor with the Casentino fabric, heavy wool characterized by particular curls and a bold scarlet red, that distinguish it.

Consecrated by the Sixth Count, the Chesterfield, is a coat strongly characterized by elegance, to it belong the honors of the city. Appears in the London of the mid nineteenth century, raised by the Count of Chesterfield in the company of those forerunners of the new elegance, including Lord Byron and the Count d’Orsay. The graceful line slim and slender, gets rid of the horizontal cutting typical of redingote. Wear like a jacket, but thicker and wider to obey his function of overcoat. A concealed buttoning in version single-breasted or simple double-breasted, so more properly used to coat. This coat, finished with black velvet collar applied, which falls on lapels, not too excessive, and cashmere pocket square in the breast left pocket, wear of extreme refinement.

In the wake of Romanticism overlooks the man in Paletot, overcoat for excellence, comfortable and casual. A timeless double breasted, with line wide and slightly graceful waist, decorated with sailor elements and long to knee. The dress à la française they divest of its trappings and the overcoat is an innovation in the name of the rules of elegance, as a principle of faith and ideals. The placket consists of six buttons, of which the first two purely for aesthetic purposes, which show under lapels. The two welt pockets, with flap, are in line with the central buttons. Expertly soft, the paletot moves with great style and elegance.

The man in Ulster wraps of this coat very warm and flexible. The wide line and long to calf, is delineated through a double-breasted, to six to eight buttons, and wide lapels, closable thanks to two buttons charge under the neck, but more often open. The form has soft and graceful volumes, surpassing the look too hard of late nineteenth century, where an elegant martingale or a belt are the only elements to regular waist. A large winter coat in particularly robust fabric, Donegal tweed, large patch pockets with flap and entire cuff folded; details that recall its origins, in a scenario of country life and hunting in Northern Ireland.

Coat leans with nonchalantly on the shoulders of elegant man when the days are colder. Chic overcoats, making elegantly covered even when the weather is inclement.

Pia Antignani with Andrea Manfredini